L'educazione biocentrica




Il riferimento dell’educazione biocentrica risulta essere il principio biocentrico :

“Se tutto potesse ruotare attorno alla vita: le nostre attività, l’educazione, la giurisprudenza, la medicina, l’economia, avremmo un mondo in risonanza con i principi universali della vita – scrive Rolando Toro -… Cosa vuol dire questo connetterci con la vita? Connetterci alla natura, agli amici, alle attività quotidiane, imparare a fare il pane, coltivare un giardino, osservare la crescita di un seme, assistere alla nascita di animali, vedere gli animali nei loro comportamenti di riproduzione, cura materna, cioè a dire connetterci senza pregiudizi a tutto ciò che vive, e non ad oggetti inanimati.”

“Perché in questo momento, in quest’epoca di consumo sfrenato, le persone sono più in relazione con cose morte che con le anime, lo sguardo delle persone, la carezza. Ognuno cerca di acquisire degli oggetti…” E più oltre aggiunge sull’educazione : “…E’ evidente, tutto ciò necessita di una metodologia. Io espongo questa metodologia nella mia proposta di educazione biocentrica, nella quale la motivazione ad imparare risiede nell’ affettività e nella comunicazione. D’altronde si sa che la conoscenza e l’informazione non fa la saggezza, non si tratta che di conoscenze.
La vera saggezza è di saper vivere.
Quindi la finalità ultima dell’educazione sarà d’insegnare a vivere.”
La Biodanza risulta una mediazione per un’educazione biocentrica, le cui finalità principali sono:

  • Sviluppo dell’affettività.

  • Presa di contatto con la propria identità.

  • Sviluppo dell’espressività e della comunicazione.

  • Sviluppo della sensibilità cenestesica, della percezione del proprio corpo e della destrezza motoria.

  • Acquisizione dell’apprendistato vivencial.

  • Integrazione alla natura e sviluppo della coscienza ecologica.

  • Sviluppo e ampliamento della percezione.

  • Espansione della coscienza etica.


“Io credo – afferma l’ideatore del sistema - che la sola maniera che ci permetterebbe di vivere una vita decente, rispettabile, una vita di bellezza paradisiaca, questa unica maniera si ancori nell’educazione. Non ce ne sono altre. Sono i bambini che devono imparare a comunicare bene coi loro compagni. Sono i bambini che devono essere ascoltati dai loro professori. Sono i bambini che devono avere la possibilità di disegnare liberamente, invece di riempire caselle tutte fatte su modelli prestabiliti, che rappresentano dei Paperino e dei Topolino. La speranza è nei bambini, nell’iniziativa che il bambino può cogliere nel lavorare a partire da ciò che gli interessa… quindi, per me, è questa proposta che fonda l’educazione biocentrica.”

E ancora: “L’empatia è qualcosa che si dovrebbe imparare a scuola…Sono i bambini che possono apprendere l’empatia. E’ la ragione per la quale dobbiamo formare dei professori che possano facilitare loro questa esperienza….”


“…L’uomo è dotato di innumerevoli potenzialità. Potenzialità di salute, di pienezza, di creatività, di trascendenza. Un potenziale immenso. Ma nella cultura anti-vita …questi potenziali restano silenti”

“…Per tornare alla questione della parte sana, in generale le persone tendono a sviluppare degli aspetti patologici per rimanere in sintonia con la vita sociale e coi valori di una civiltà di morte. Vediamo cosa resta dell’istinto di conservazione, che è un potenziale meraviglioso, estremamente potente. Negli uccelli si manifesta nella capacità di costruirsi perfettamente un nido. Tra altri animali prende la forma della cura offerta alla progenitura. Tra cervi o giraffe, permette di fuggire di fronte al predatore.
L’istinto di conservazione è qualcosa di meraviglioso…”

L’intelligenza affettiva, d’altra parte, risulta correlata ad ogni altra forma d’intelligenza (motoria, spaziale, sociale, semantica, ecc.). e la percezione stessa si struttura a partire dall’affettività.
Dal punto di vista psicologico l’educazione biocentrica dovrà integrare le potenzialità cognitive con le capacità affettive, integrare il pensiero con il corpo e permettere al bambino di ascoltare il proprio corpo. Perché nel mondo della competizione nessuno ascolta il suo corpo. Ne risulta una dissociazione tra il pensiero e la natura essenziale biologica dell’uomo.”

Si tratta insomma di imparare a vivere. Diventano fondamentali, allora, altri aspetti dell’educazione quali un’educazione alla pace , al rispetto delle diversità:

Si tratta, ad esempio, di combattere contro “
quel che Hannah Arendt, ad esempio, descrive come “banalizzazione della violenza”: annotare scrupolosamente su dei rapporti un numero di morti, un numero di assassini, un’enumerazione, è una forma di banalizzazione della violenza che rinvia all’insignificanza dell’essere. Il razzista è malato fino all’ultima delle sue cellule!
Non pensiamo di dover rispettare assolutamente le ideologie o le religioni: bisogna eliminare tutto ciò che è contro la vita! A tutti i costi!… C’è dunque una cosa che è la follia “pura” (la schizofrenia, per esempio) che deve essere rispettata e guidata dalla nostra cultura; ma la follia delle tradizioni dev’essere combattuta!

Quello che deve cambiare secondo l’educazione biocentrica è l’animo umano, cioè a dire l’affettività. E quest’affettività si coltiva nella relazione con i genitori in famiglia, e con i professori a scuola. La Biodanza si occupa di sviluppare le potenzialità del bambino, di favorirlo positivamente nella sua necessità di movimento.
Si tratta, inoltre, di promuovere nell’individuo una creatività sensibile, partecipata, e non teorica e formale.
La ricerca neurofisiologica ha dimostrato ampliamente la plasticità del nostro sistema nervoso e , parimenti, la sua possibilità di costante traaformazione in base a stimoli interni ed esterni. Scrive a riguardo Rolando Toro:
“ la percezione del mondo non è uno specchio della realtà esterna, è invece un atto creativo del sistema nervoso in perfetta coerenza con essa e con gli stimoli affettivi”

“…è per questo – scrive Rolando Toro - che ho definito la Biodanza come la poetica dell’incontro umano. E’ una poetica allargata, di celebrazione, di scambio affettivo, di euforia, di gioia di vivere. E’ una poetica che non ha molto a spartire con un percorso individuale.